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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), I, 24
 
originale
 
[24] His ego auditis mores atque parsimoniam ratiocinans Milonis volensque me artius ei conciliare: "Nihil" inquam "rerum istarum, quae itineris ubique nos comitantur, indigemus. Sed et balneas facile percontabimur. Plane, quod est mihi summe praecipuum, equo, qui me strenue pervexit, faenum atque ordeum acceptis istis nummulis tu, Photis, emito." His actis et rebus meis in illo cubiculo conditis pergens ipse ad balneas, ut prius aliquid nobis cibatui prospicerem, forum cupidinis peto, inque eo piscatum opiparem expositum video et percontato pretio, quod centum nummis indicaret, aspernatus viginti denariis praestinavi. Inde me commodum egredientem continatur Pythias condiscipulus apud Athenas Atticas meus, qui me post aliquantum multum temporis amanter agnitum invadit, amplexusque ac comiter deosculatus: "Mi Luci," ait "sat pol diu est quod intervisimus te, at hercules exinde cum a Clytio magistro digressi sumus. Quae autem tibi causa peregrinationis huius?" "Crastino die scies," inquam. "Sed quid istud? Voti gaudeo. Nam et lixas et virgas et habitum prorsus magistratui congruentem in te video." "Annonam curamus" ait "et aedilem gerimus et siquid obsonare cupis utique commodabimus." Abnuebam, quippe qui iam cenae affatim piscatum prospexeramus. Sed enim Pythias visa sportula succussisque in aspectum planiorem piscibus: "At has quisquilias quanti parasti?" "Vix" inquam "piscatori extorsimus accipere viginti denarium."
 
traduzione
 
Sentendo questo e ripensando alla tirchieria di Milone, e volendomelo fare amico: ?Lascia stare, non ho bisogno di tutta questa roba, perch? quando viaggio io me la porto sempre con me; quanto alle terme vedrai che sapr? trovarle da solo. Piuttosto, quello che mi preme di pi? ? il mio cavallo, che mi ha portato fin qui senza intoppi. Prendi questi spiccioli, Fotide, e va a comprargli fieno e biada.? Dopo di che portai il bagaglio in camera e mi avviai verso le terme, passando per? dal mercato per comprare qualcosa da mangiare. C'era del bellissimo pesce; ne chiesi il prezzo e mi fu offerto per cento sesterzi; feci finta di andarmene e lo ebbi per venti denari. Me ne stavo gi? venendo via quando incontrai Pitia, un vecchio compagno di studi, ad Atene, che subito mi riconobbe nonostante fosse ormai trascorso molto tempo: ?Lucio carissimo,? esclam? gettandomi le braccia al collo e baciandomi affettuosamente, ?da quanti anni che non ci vediamo, santo cielo ne ? passato del tempo da che lasciammo la scuola del maestro Clitio! Ma tu, come mai da queste parti?? ?Domani te lo dir?? gli risposi. ?Tu, piuttosto, che roba ? questa? Complimenti: littori, fasci, mi vedo davanti un magistrato coi fiocchi!? ?S?, sono edile e dirigo l'annona; se sei qui per acquisti disponi pure di me.? Gli dissi di no perch? avevo gi? comprato del pesce per la cena, ma Pitia, vista la sporta e rivoltati i pesci per esaminarli meglio: ?Quanto l'hai pagata questa robaccia?? ?A stento sono riuscito a farmela dare da un pescatore per venti denari.?
 

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